Sardegna e tecnologia

un tablet 7 pollici in verticale tenuto tra le mani in Sardegna e tecnologiaSardegna e tecnologia sono amiche, dopo gli scontri del passato, quando tecnologia significava illusione di sviluppo immediato, abbandono delle attività tradizionali e impianto di fabbriche, quando significava fabbriche in crisi, licenziamenti e aiuti di stato. Dopo analisi, inchieste e documentari. Dopo, anni dopo, sono diventate amiche, è successo quando sono sorte le prime imprese del settore ICT (Information and Communication Technology) quando nel corso degli anni si è formato un distretto industriale che oggi intreccia attività produttive, imprese, enti di ricerca, università, multinazionali. Una piccola realtà di rilevanza internazionale, un industria nata dal basso con il cervello in Sardegna e non eterodiretta come nella prima industrializzazione, che reperisce in loco le materie prime: conoscenza e intelligenza. Un industria a basso consumo di energia, che ha fatturati a sei zeri e che ha creato occupazione anche per uomini e donne con alto livello di istruzione. Un industria con i suoi dolori, con imprese che nascono e muoiono, ma il settore è attivo da quasi venti anni e nonostante le crisi internazionali continua a proporre nuovi prodotti e servizi.

Una realtà poco nota e poco considerata, dagli stessi sardi, in un tempo in cui, per molti, sviluppo continua ad essere sinonimo di attività edilizia sulle coste e sui mass media domina l’immagine di una Sardegna aspra e selvaggia e resistono gli stereotipi che vedono l’isola arretrata e con un economia assistita. Due importanti quotidiani affrontano il caso del distretto ICT della Sardegna e delle nuove sfide al progresso in questi due articoli: La fabbrica delle app e I pionieri del web. Qualcun altro parla di Silicon Cagliari.