Io guardo avanti, ma non posso dimenticarmi da dove vengo, questo non significa che ne sono ossessionato, ne che rimpiango il passato o che sono nostalgico.
Guardo avanti e spero in un futuro diverso, ad esempio spero in un futuro in cui eviteremo di accettare acriticamente tutto quello che arriva da fuori ritenendolo superiore a quello che abbiamo. In passato ci siamo disfatti di molte cose che abbiamo ritenuto superate, in tutti i campi, abbiamo cambiato volto ai nostri paesi stravolgendone l’aspetto con materiali esogeni, abbiamo coperto selciati millenari con l’asfalto, abbiamo bruciato mobili in legno massello sostituendoli con mobilia industriale, abbiamo abbandonato la terra inseguendo un posto in fabbrica o in ufficio, abbiamo buttato via la lingua ritenuta inadatta a parlare del mondo nuovo di cui volevamo far parte.
Pensavamo di appartenere ad un mondo vecchio e superato e pensavamo che per entrare nel mondo moderno bisognasse disfarsi di tutto ciò che avevamo per accogliere tutto quanto arrivava di nuovo.
Oggi si può essere nostalgici dei tempi andati, oppure si può guardare avanti immaginando un mondo diverso. Un mondo in cui i sardi non rinunciano a se stessi in cui recuperano ciò di cui si sono disfatti non per tornare ad un passato lontano, ma per gestirlo con la cultura e con le conoscenze tecniche e scientifiche che hanno acquisito per andare verso il futuro, un futuro costruito e non importato.
I sardi moderni che guardano al futuro parlano e discutono nella loro lingua, riprendono a usare i materiali naturali in edilizia, tornano a lavorare la terra, fanno tutte queste cose in modo moderno, innovativo e si sentono cittadini del mondo e parlano lingue straniere, immaginano lo sviluppo della loro isola e lavorano per la Sardegna e per i sardi, credono che sia possibile svilupparsi senza essere servi dei ricchi del mondo e non si piangono addosso aspettando il messia ‘stràngiu’.
Io parlo in sardo, io guardo avanti, io guardo al futuro, chi vuole restare ancorato al passato continui pure a ritenere superato il sardo a fare finta di non capirlo e a pensare che i problemi siano ‘ben altri’.