Il sardo e i sardi

Inutile negarlo: i sardi non parlano in sardo, non sanno scrivere in sardo e di conseguenza non leggono testi in sardo. La lingua italiana, la bellissima lingua italiana, purtroppo ha scalzato quasi definitivamente il sardo. Oggi anche chi ha più di 60 anni ha difficoltà a parlare in sardo di certi argomenti che la TV e i giornali trattano in italiano, politica, economia, calcio. Il sardo negli ultimi 60 anni è stato parlato sempre meno e scritto molto poco ed ecco che oggi i parlanti sardi soffrono di una cronica povertà lessicale che spinge sempre più all’uso dell’italiano, ma la povertà lessicale è dei parlanti e non della lingua come qualcuno vuol far credere, avanti chi sà cosa significano le seguenti parole: nea, annùgiu, suexi, giua, gosai, sullenu, pìsili, àrviu.

Si può invertire la tendenza, rincominciando a parlare in sardo e non chiedete quale sardo, in sardo e basta, se parleremo in sardo ognuno a partire dalla sua parlata locale e lo possiamo fare perchè ci capiamo benissimo, inizieremo quel percoso di limatura delle  (piccole!) differenze per arrivare, anche se ci vorranno alcune generazioni, ad una lingua sovradialettale. A cosa serve? serve a si dda gosai, a godersela, al piacere di parlarla, di leggerla, a ridere e a piangere, a scoprire che tocca alcune nostre sensibilità inacessibili all’italiano.

Si può invertire la tendenza leggendo testi in sardo, poesie, narrativa, romanzi, abbiamo dei romanzi splendidi, peccato che molti sardi non vogliano fare la fatica iniziale di prendere confidenza con l’ortografia e con le parole oggi poco usate nel parlato, peccato, peccato per voi, rinunciate ad una esperienza letteraria davvero appagante.